Il film racconta le esperienze di un giovane prete al suo primo incarico nella parrocchia di un piccolo paese. Malgrado il suo impegno pastorale sia totale, non riesce a scalfire la diffidenza dei paesani. Nemmeno la conversione in extremis di una nobildonna vissuta sempre in preda all'odio e al rancore serve ad attirargli le simpatie dei parrocchiani. Stanco e gravemente malato, il sacerdote muore solo, ma in pace con se stesso

iovane regista vuole realizzare a basso costo, con l'aiuto di amici, un adattamento del famoso romanzo Adolphe (1816) di Benjamin Constant, interpretando lui stesso il protagonista e convincendo una matura polacca, governante e concubina di un conte, a impersonare Eléonore. Tra i due si ripete lo stesso dramma sentimentale dalla fine tragica del romanzo. Dopo averla sedotta, Adolphe non corrisponde alla passione della possessiva Eléonore che gli sacrifica figli, denaro e reputazione finché, disperata, minaccia il suicidio. Nel film, la polacca si limita a inscenarlo

Max e Ritojn, due gangster legati da solida amicizia, hanno fatto un grosso colpo. Un rivale lo viene a sapere e, per impadronirsi del bottino (il "grisbì" del titolo), assolda dei killer.